Pubblichiamo, con piacere, un interessante
contributo giunto in Redazione.
Pareto e l’agire
strategico in mediazione
di Carlo Baratta
(Mediatore
in Torino)
La
negoziazione è il risultato del processo
che produce il servizio della mediazione.
E’
un processo di ricerca, che si svolge in situazione di elevata incertezza, in
grado di risolvere problemi non strutturati, che cioè non hanno soluzioni
predeterminate.
Le
parti in mediazione, all’inizio della procedura. non hanno informazioni chiare sui vincoli e le
preferenze dell’altra parte,e sovente non hanno certezze nemmeno sul loro stesso punto di resistenza
Il
fulcro della negoziazione va ricercato nei modi e nei criteri per lo scambio di risorse che le
parti concordano di effettuare al fine
di risolvere il conflitto tra i loro
interessi,
Il
processo della mediazione civile. perciò è costituito dalla comunicazione che
avviene tra i due litiganti,
Prima
che inizi la trattativa vera e propria, le parti hanno necessità di esplorare e
ricevere informazioni sull’oggetto della lite, sulle preferenze di entrambi,
sui diversi interessi,vincoli e aspettative che saranno oggetto della eventuale
soluzione negoziata.
Una
buon risultato nella mediazione può
portare alla serendipità, alla sensazione che si prova quando si
scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra o
per dirla alla Pareto all’ofelimità.
"Una vita senza ricerca non è degna d'essere vissuta" diceva Socrate. Ma la bellezza sta nel fatto che ciò che si cerca è
perlopiù ignoto. E quando si scopre qualcosa di incredibile che non si era immaginato
né calcolato su un percorso che si vive un’esperienza che segna la vira, La teoria sociologica può
aiutare a capire questa situazione e
aiutare le parti a trovare la loro soluzione ad un loro problema.
IL
CONFLITTO NELLA TEORIA SOCIOLOGICA
Per
comprendere bene la funzione sociale della mediazione si deve obbligatoriamente
fare una riflessione sul conflitto, che nasce e si sviluppa in ogni situazione
che vede la presenza attiva di almeno due persone.
Nel
nostro modo di pensare il conflitto è visto, generalmente come un elemento
negativo, che porta al mal essere economico sociale morale. Il conflitto è un
fenomeno fisiologico nella nostra società, in quanto è difficile fare proprie le decisioni prese dagli altri. Questo
rifiuto genera un contrasto di opinioni e di comportamenti che interferiscono
con i bisogni dell’altro, con una
conseguente visione discordante di un problema.
Ciascuna
parte elabora una soluzione e la difende con l’obiettivo di raggiungere un
risultato.
Nel
momento in cui ciascuna parte assume una posizione, la propria differente e soggettiva percezione del
problema genera un conflitto.
Il
problema del conflitto è,legato alla dimensione politica, dell'uomo. L’uomo è, infatti, un essere
sociale, istintivamente portato ad associarsi con i suoi simili per risolvere
problemi che da solo non potrebbe affrontare è orientato perciò ad agire in
modo cooperativo. La situazione litigiosa sorge per il prevalere delle
componenti narcisistiche ed egoistiche che guidano le azioni e il
comportamento. La propensione al fare, peculiarità del homo sapiens, ha
prodotto la trasformazione dell’ambiente
alla realizzazione di strumenti e
tecnologia che però hanno portato a considerazioni e modalità di uso e consumo diverse tra produttori e utilizzatori.
Questa
visione dell’agire umano è stata studiata
e approfondita già ai tempi di Machiavelli e Hobbes, due fondamentali teorici
della dimensione politica dell'uomo.
Secondo
questi autori l'uomo è un
individualista, anzi homo
homini lupus, perciò a muovere le
sue azioni anche quelle cooperative,
sono le sue passioni e
l'egoismo, perciò le interazioni umane sono conflittuali. La dimensione
conflittuale dell'azione deve, per
questi due autori, essere controllata per impedire che l’egoismo
individuale si trasformi in egoismo di
stato.
Per altri autori come Locke
e A.Smith il conflitto che sorge dalle
interazioni tra persone non deve essere combattuto, perché è l'elemento che
favorisce la prosperità di una nazione.
RAZIONALITA’DEBOLE
E AZIONI NON LOGICHE.
La
sociologia si è sempre interessata del tema dell’equilibrio dei sistemi
sociali, la mediazione che è l ricerca dell’equilibrio particolare tra parti con
posizioni diverse deve necessariamente avere un approccio sociologico
sull’‘equilibrio dell’agire umano, che riguarda anche la dimensione
economica e non solo quella sociale, Un grande teorico dell’equilibrio è stato Vilfredo Pareto ( Parigi 15 luglio
1848. Celigny19 agosto 1923)y ,
Pareto
fu il primo scienziato sociale a porre
in dubbio la razionalità assoluta infatti
formulò la teoria delle azioni
non logiche che sono poste i essere da istinti e sentimenti, i residui ,e
calcolate secondo routine personali,o
derivazioni chiamati da Pareto calcoli pseudoscientifici, che
costituiscono la stragrande maggioranza
delle azioni umane. Quando si agisce
è impossibile conoscere tutte le
variabili che intervengono, come pure è difficile
formulare, in modo razionale e completo un obiettivo complesso, per il semplice
fato che sono in gioco molte variabili, dette intervenienti che non sono
controllabili da chi pone in essere un'azione..
Altri sociologi hanno approfondito questi concetti in particolare Simmel
(Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 28 settembre 1918) ha formulato la tesi della presenza di due tendenze negli esseri
umani: una associativa ed una dissociativa.
Secondo
questo studioso il conflitto assume una funzione di supporto perché gli atti
conflittuali sono interazioni tra individui. Affinchè questa funzione da
ausiliaria si trasformi in principale occorre che una istituzione,( Stato,
impresa, scuola ecc) detti regole (di concorrenza economica, di giustizia)
poiché solo col riconoscimento, da parte di tutti coloro che agiscono, delle
regole si legittimano l’esistenza e gli interessi dell'altro.
Un
altro sociologo che si è interessato all'argomento è Luhmann (Luneburgo, 8
dicembre 1927 – Oerlinghausen, 6 novembre 1998) , nei suoi studi ha sostenuto che il conflitto non è un evento disfunzionale, che può diventarlo
se mal gestito durante una relazione,. Il conflitto, quindi, ha lo scopo
di indicatore di disfunzioni all’interno
del sistema sociale in quanto è l’espressione di una contraddizione.
Questa
idea del conflitto come sintomo è interessante, per la mediazione, perché
permette di considerare il conflitto
come un indicatore di una situazione di disagio.
Il
conflitto va pertanto esplicitato,
compreso ed elaborato.
Usando
categorie sociologiche il conflitto, a seconda della realtà sociale in cui si
presenta, può rientrare in uno di questi tre livelli.
1-
micro ⇒ caratterizzati da relazioni “faccia a faccia”
2-
meso ⇒ livello sociale intermedio per dimensioni e complessità “impresa,
fornitori”
3-
macro ⇒ si presentano in grandi aggregati politico-sociali: società, stati,
comunità etniche
La
complessità aumenta necessariamente passando dal livello micro al livello
macro, perché aumentano sia il numero di
persone coinvolte dalla situazione problematica sia agli interessi in
gioco, quindi quando parliamo di
gestione dei conflitti a livelli micro,
medio e macro parliamo di tipi di gestione diversa.
La
teoria paretiana dell’azione che è descritta da obiettivi. Che a livello micro
hanno dimensioni personali e sono
influenzati dalle derivazioni e
perseguita attraverso mezzi cognitivi detti residui è stata re-interpretata da
Popper a livello macro. con la teoria dei 3 mondi.
Anche
per K. Popper.(Vienna 28 luglio 1902- Londra 17settembre1994) è impossibile
ricavare e definire leggi universali del divenire storico, ogni fenomeno
storico-sociale è conseguenza imprevista delle azioni di singoli individui.
Sono astratti tutti i concetti che trascendono le azioni individuali. La sua teoria
dei tre mondi
si fonda sull'idea che esista una relazione circolare in cui
l’esperienza del soggetto,
attraverso le sue strutture cerebrali,
si innerva con tutto l'ambiente reale e simbolico in cui è
inserito, ambiente caratterizzato da un
oggetti sociali, più o meno
complessi e da significati, contenuti simbolici.
”Gli esseri viventi sono corpi materiali. Come tutti
i corpi materiali sono
dei processi;
e…. sistemi aperti
di molecole: sistemi
che scambiano alcune
loro parti
costitutive con il
loro ambiente. Esse
appartengono all’universo
delle entità fisiche
o stati di
cose fisiche o stati
fisici”. “(citazione da testo riportato in bibliografia)
Questa descrizione
corrisponde a quella del mondo 1, accanto a
questo mondo 1 è sorto
un mondo 2
costituito dal l’insieme
degli eventi psicologici
e spirituali . Popper però teorizza
anche l’esistenza del mondo 3 costituito dai prodotti della mente umana, come i
racconti, i miti esplicativi, gli strumenti,
le teorie scientifiche, le istituzioni sociali e le
opere d’arte. Il mondo 3 potrebbe rappresentare il mondo delle ideazioni umane esternalizzate..
La sua teoria
dei tre mondi: mondo fisico;
mondo degli stati mentali e mondo dei contenuti di pensiero, ha influenzato il
pensiero sociologico. Tra questi pensatori il sociologo J.Habermas ((Dusseldorff18
giugno 1929) ha teorizzato la presenza di tre mondi
-
il mondo degli eventi, reale
-
il mondo delle regole o sociale
-
il mondo soggettivo, di chi parla.
ed
ha ipotizzato che per ognuno di questi mondi sia possibile uno specifico modo di agire.
Nel
mondo uno, degli eventi, si agisce in modo teleologico, prevale l'aspetto
tecnico.
Al
mondo due, si agisce seguendo le norme,
prevale la regolarità delle regole sociali;nel mondo tre si agisce in modo
drammaturgico, in questo mondo prevale la verità soggettiva.
Un
esempio del primo tipo è costruire un manufatto definito
Un
esempio del secondo tipo è il codice della strada: è più pratico sottomettersi
all’autorità di un sistema di regole, che negoziare ad ogni incrocio i diritti
di precedenza con le auto provenienti dalle altre strade.
Un
esempio del terzo tipo è il ruolo
professionale, che si svolge in modo personale.
Le opere degli uomini come progetto e realizzazione sono
elaborati nel terzo mondo, mantenuti grazie al perseverare del secondo,
utilizzando il primo come materia base, così un aeroplano é un prodotto
dell'ingegnosità e della volontà del pensiero dell'uomo che ha saputo
utilizzare le risorse a sua disposizione.
La
mediazione è un tipico esempio di azione non logica paretiana infatti la
soluzione concordata, dalle parti, ò quella
che più le soddisfa e non necessariamente quella più logica o oggettiva estendibile ad
altre situazioni simili. Si tratta di un’azione non logica perché l’oggetto della lite è costituito da
componenti soggettive, i punti di vista di ciascuna parte, componenti indispensabili se mancano non si può trovare la soluzione
condivisa.
RESIDUI
E DERIVAZIONI.
Ma
l'origine di queste idee è da ricercare in Pareto, secondo questo grande
scienziato sociale, osteggiato da molte
scuole sociologiche europee, l’equilibrio è influenzato da due fattori che Pareto chiama residui e derivazioni.
I
residui sono gli indicatori delle motivazioni psichiche responsabili di generare
i sentimenti e le fughe irrazionali.
Le
derivazioni sono delle costruzioni mentale fittizie che servono per spiegare l’agire razionale di ciascuno.
I
residui rappresentano la parte costante dell’agire, le derivazioni la
parte variabile che tiene conto delle
condizioni del contesto in cui si opera.
I
residui sono divisi in sei classi con ulteriori suddivisioni interne:
1- “istinto delle
combinazioni” – indica la tendenza da parte dell’uomo di fare accostamenti. E’ molto importante perché è quello che
spinge gli uomini a riunirsi ed è quindi fondamento della civiltà stessa ed è anche quello che induce gli uomini a
dare spiegazioni logiche dei fenomeni attraverso connessioni causali non
verificate ne’verificabili;
2-“persistenza in
aggregato” – essa fa si che gli uomini, una volta formatasi una combinazione,
tendano ad attribuire ad essa una certa stabilità (es. le relazioni di classi
sociali);
3-“bisogno di
manifestare con atti esterni i sentimenti” – un esempio è l’esigenza di
esprimere con attività esterne i sentimenti religiosi (esteriorità dei culti);
4- “residui in
relazione con la società” – alla sua base sta l’impulso a vivere in società
(es: altruismo, gerarchia, solidarietà);
5-“dell’integrità
dell’individuo e delle sue dipendenze” – ad esempio, il senso della proprietà;
6-“residuo
sessuale” – che non coincide con l’impulso sessuale ma con i sentimenti a esso connessi.
Le
derivazioni.
1-
affermazione – che sussiste per virtù propria;
2- autorità – si ha
quando si assume come prova di verità la fonte pseudo autorevole da cui giunge
l’affermazione;
3- accordo con
sentimenti e principi – che spesso si intreccia con quelle delle prime due
classi (es.: una cosa è vera perché trova consenso; tutti credono in Dio quindi
Dio esiste);
4- prove verbali –
Pareto porta l’esempio della retorica, delle ambiguità proprie di alcune parole
spesso usate per costruire discorsi pseudoscientifici.
LA
TEORIA PARETIANA PER LA MEDIAZIONE
Con
la teoria di Pareto si esplicita la complessità delle relazioni di mediazione : relazioni intra personali e
relazioni interpersonali. tra residui e derivazioni, se A e B sono le parti in
mediazione si possono osservare le
seguenti relazioni quella tra le
derivazioni e i residui di A:, quella tra i residui e le derivazioni di B che
evidenziano il tipo e la qualità di
informazioni che sviluppano A e B, sono perciò relazioni interne alle
parti e le relazioni tra A e B che
riguardano residui e derivazioni tra le
parti e sono relazioni esterne
Se
A e B sono le parti in mediazione sono possibili le seguenti relazioni:.
Res.
A ↔ Der. A
Res. B ↔ Der.B o
Relazioni endogene intrapersonali sono 4
e
Res.A
↔
Res.B Res. A ↔ Der,B
Res.B ↔ Der.A Der. A↔ Der. B
o Relazioni esogene interpersonali sono 8
In
totale 12 combinazioni
Il
sistema della comunicazione è complesso
infatti A può iniziare con una qualsiasi delle relazioni e B rispondere on modo simmetrico, stessa relazione o in
altro modo.
Lo
schema a matrici semplifica la spiegazione:
Per le relazioni
endogene si ha:
Der A¯
Res A®
|
liv.basso
|
liv
alto
|
liv.basso
|
1
|
3
|
liv.alto
|
2
|
4
|
liv.=livello
1 non c’è relazione tra motivazioni e calcoli
argomentativi A dà fiato alla bocca
2
le argomentazioni sono
superiori alle motivazioni che spingono
ad agire
3
i
sentimenti la parte che è influenzata dal contesto prevale
sulla componente oggettiva delle
argomentazioni e del calcolo.
4
è il punto di equilibrio quello
dove le due componenti convergono
Le
stesse considerazioni valgono per B.
Per le relazioni esogene cambiano
le combinazioni ma lo schema è identico ad es,.:
Der A¯
Res B®
|
liv.basso
|
liv
alto
|
liv.basso
|
1
|
3
|
liv.alto
|
2
|
4
|
liv.=livello
2 La relazione è
controllata dalla forte componente istintuale di A. questa relazione è in
tentativo di seduzione, da parte di A
verso B .
3 la relazione è
determinata dalle argomentazioni di B, ragionamenti che non coinvolgono A,
questo è un tentativo manipolativa di B.è una relazione tipo master slave
4 Questa è la situazione di
equilibrio, B propone una soluzione,argomentandola e A si sente rasserenato.
Res A¯
Res B®
|
liv.basso
|
liv
alto
|
liv.basso
|
1
|
3
|
liv.alto
|
2
|
4
|
liv.=livello
1.
Entrambi i soggetti non esprimono
emozioni nell’agire, caso assolutamente teorico
2 B è coinvolto troppo cerca a tutti i costi una relazione con
A
3 simile a
2 con parti rovesciate.
4 A e B cercano di costruire tra loro la concordia per agire.
Ragionamenti
analoghi di possono fare per le altre combinazioni.
La
relazione derivazione alta A derivazione alta B porta alla soluzione alla scelta razionale
concordata.
La
relazione residuo alto A residuo alto B
ad aumentare le alternative..
Per
coglier meglio le considerazioni
paretiane sulle precedenti situazioni
di equilibrio,
si
utilizzano alcuni concetti dell'algebra booleana in particolare il
concetto di funzione AND e quella di funzione OR.
La
finzione AND è quella che ipotizza che
ci sia un risultato output =1
,
cioè una situazione di equilibrio, se e
solo se tutte le variabili che lo
determinano sono presenti input=1
La
funzione OR ipotizza che si ha un risultato output=1 anche se è presente solo
una variabile tra quelle che determinano il risultato
Usando
lo schema della matrice: a due cariabili es A=Tizio B)=Caio
si ha:
Funzione AND
Var.A ↓ Var. B. →
|
0
|
1
|
0
|
0
|
0
|
1
|
0
|
1
|
Var.A
↓ Var.B →
|
0
|
1
|
0
|
0
|
1
|
1
|
1
|
1
|
La
funzione AND spiega l'accordo
ideale che si può raggiungere se si apre
il canale comunicativo Derivazione A Derivazione
B , in questo caso la soddisfazione sia
di A che di B sono 1 quindi si è concordato
un criterio valutazione, cioè per dirla alla Pareto si e raggiunto un buono livello di ofelimità.
La
funzione OR spiega come allargare le
alternative, si hanno soluzione condivise , quelle che valgono 1, situazione
A=1, B=1, sia che entrambi convergano su
un repertorio di preferenze sia che
queste preferenze siano suggerite da A”
e siano considerate neutrali per B , situazione A=1 B=0
o siano suggerite da B, situazione B=1,
A =0.
La funzione
OR non può rappresentare Il modello teorico della soluzione di una
mediazione perché ammette anche soluzioni inique infatti si ha 1 anche se una
delle due parti è 0, cioè non concorda sulla soluzione l’ccetta in modo
passivo, è la situaazione di prevaricazione di una delle parti.
Carlo Baratta
BIBLIOGRAFIA;
Giovanni
Busino Guida a Pareto Rizzoli 1975
Wilfredo Pareto Trattato di sociologia generale UTET
1988
K. R.
Popper, J. C.
Eccles, L’io e
il suo cervello.
Materia, coscienza e cultura, tr. it. Armando editore, Roma
1981,
Howard
Beckett Trucchi del mestiere, Come fare
ricerca sociale Il Mulino 2007
TiziN
Lippiello Il confucianesimo Il Mulino 2009
Maria
Grazia Mistro La nuova mediazione civile
e commerciale Il Mulino 2010
Giovanni Negri La nuova mediazione Il Sole 24 ore 25 Sett.
2013
Francesco
Bottacini Appunti di Logica
matematica http://www.math.unipd.it/~bottacin/books/logica.pdf
AVVISO. Il
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