DIRITTO D'AUTORE


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6 febbraio 2015

6/15. C. Baratta, Pareto e l’agire strategico in mediazione (Osservatorio Mediazione Civile n. 6/2015)

Pubblichiamo, con piacere, un interessante contributo giunto in Redazione.

Pareto e l’agire strategico in mediazione

di Carlo Baratta
(Mediatore in Torino)

La negoziazione è il risultato del processo  che produce il servizio della mediazione.
E’ un processo di ricerca, che si svolge in situazione di elevata incertezza, in grado di risolvere problemi non strutturati, che cioè non hanno soluzioni predeterminate.
Le parti in mediazione, all’inizio della procedura. non hanno  informazioni chiare sui vincoli e le preferenze dell’altra parte,e sovente non hanno certezze nemmeno sul loro  stesso punto di resistenza
Il fulcro della negoziazione va ricercato nei modi e  nei criteri per lo scambio di risorse che le parti  concordano di effettuare al fine di risolvere il conflitto tra i  loro interessi,
Il processo della mediazione civile. perciò è costituito dalla comunicazione che avviene tra i due litiganti,
Prima che inizi la trattativa vera e propria, le parti hanno necessità di esplorare e ricevere informazioni sull’oggetto della lite, sulle preferenze di entrambi, sui diversi interessi,vincoli e aspettative che saranno oggetto della eventuale soluzione negoziata.
Una buon risultato nella mediazione  può portare alla serendipità, alla sensazione che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra o per dirla alla Pareto all’ofelimità.
"Una vita senza ricerca non è degna d'essere vissuta" diceva Socrate. Ma la bellezza sta nel fatto che ciò che si cerca è perlopiù ignoto. E quando si scopre qualcosa di incredibile che non si era immaginato né calcolato su un percorso che si vive un’esperienza che  segna la vira, La teoria sociologica può aiutare a capire  questa situazione e aiutare le parti a trovare la loro soluzione ad un loro problema.

IL CONFLITTO NELLA TEORIA SOCIOLOGICA
Per comprendere bene la funzione sociale della mediazione si deve obbligatoriamente fare una riflessione sul conflitto, che nasce e si sviluppa in ogni situazione che vede la presenza attiva di almeno due persone.
Nel nostro modo di pensare il conflitto è visto, generalmente come un elemento negativo, che porta al mal essere economico sociale morale. Il conflitto è un fenomeno fisiologico nella nostra società, in quanto  è difficile fare proprie  le decisioni prese dagli altri. Questo rifiuto genera un contrasto di opinioni e di comportamenti che interferiscono con i bisogni   dell’altro, con una conseguente visione discordante di un problema.
Ciascuna parte elabora una soluzione e la difende con l’obiettivo di raggiungere un risultato.
Nel momento in cui ciascuna parte assume una posizione, la propria  differente e soggettiva percezione del problema genera un conflitto.
Il problema del conflitto è,legato alla dimensione politica,  dell'uomo. L’uomo è, infatti, un essere sociale, istintivamente portato ad associarsi con i suoi simili per risolvere problemi che da solo non potrebbe affrontare è orientato perciò ad agire in modo cooperativo. La situazione litigiosa sorge per il prevalere delle componenti narcisistiche ed egoistiche che guidano le azioni e il comportamento. La propensione al fare, peculiarità del homo sapiens, ha prodotto la trasformazione dell’ambiente  alla realizzazione di  strumenti e tecnologia che però hanno portato a considerazioni e modalità di uso e consumo  diverse tra produttori e utilizzatori.
Questa visione dell’agire umano  è stata studiata e approfondita già ai tempi di Machiavelli e Hobbes, due fondamentali teorici della dimensione politica dell'uomo.
Secondo questi autori  l'uomo è un individualista, anzi homo homini lupus,  perciò a muovere le sue azioni anche quelle  cooperative, sono  le sue passioni e l'egoismo, perciò le interazioni umane sono conflittuali. La dimensione conflittuale  dell'azione deve, per questi due autori, essere controllata per impedire che l’egoismo individuale  si trasformi in egoismo di stato.
Per altri autori  come Locke e  A.Smith il conflitto che sorge dalle interazioni tra persone non deve essere combattuto, perché è l'elemento che favorisce  la prosperità di una  nazione.

RAZIONALITA’DEBOLE E AZIONI NON LOGICHE.
La sociologia si è sempre interessata del tema dell’equilibrio dei sistemi sociali, la mediazione che è l ricerca dell’equilibrio particolare  tra parti con  posizioni diverse deve necessariamente avere un approccio sociologico sull’‘equilibrio  dell’agire  umano, che riguarda anche la dimensione economica e non solo quella sociale, Un grande teorico dell’equilibrio  è stato Vilfredo Pareto ( Parigi 15 luglio 1848. Celigny19 agosto 1923)y ,
Pareto fu il primo scienziato sociale  a porre in dubbio la razionalità assoluta infatti  formulò la teoria  delle azioni non logiche che sono poste i essere da istinti e sentimenti, i residui ,e calcolate secondo routine   personali,o derivazioni  chiamati da Pareto  calcoli pseudoscientifici, che costituiscono  la stragrande maggioranza delle azioni umane. Quando  si agisce è  impossibile conoscere tutte le variabili che intervengono,  come pure è difficile formulare, in modo razionale e completo un obiettivo complesso, per il semplice fato che sono in gioco molte variabili, dette intervenienti che non sono controllabili da chi pone in essere un'azione..
 Altri sociologi hanno approfondito  questi concetti in particolare Simmel (Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 28 settembre 1918) ha formulato la tesi  della presenza di due tendenze negli esseri umani: una associativa ed una dissociativa.
Secondo questo studioso il conflitto assume una funzione di supporto perché gli atti conflittuali sono interazioni tra individui. Affinchè questa funzione da ausiliaria si trasformi in principale occorre che una istituzione,( Stato, impresa, scuola ecc) detti regole (di concorrenza economica, di giustizia) poiché solo col riconoscimento, da parte di tutti coloro che agiscono, delle regole si legittimano l’esistenza e gli interessi dell'altro.
Un altro sociologo che si è interessato all'argomento è Luhmann (Luneburgo, 8 dicembre 1927 – Oerlinghausen, 6 novembre 1998) , nei suoi studi  ha sostenuto che il conflitto  non è un evento disfunzionale, che può diventarlo se mal gestito durante una relazione,. Il conflitto, quindi, ha lo scopo di  indicatore di disfunzioni all’interno del sistema sociale in quanto è l’espressione di una contraddizione.
Questa idea del conflitto come sintomo è interessante, per la mediazione, perché permette di considerare il conflitto  come un indicatore di una situazione di disagio.
Il conflitto  va pertanto esplicitato, compreso ed elaborato.
Usando categorie sociologiche il conflitto, a seconda della realtà sociale in cui si presenta, può rientrare in uno di questi tre livelli.
1- micro ⇒ caratterizzati da relazioni “faccia a faccia”
2- meso ⇒ livello sociale intermedio per dimensioni e complessità “impresa, fornitori”
3- macro ⇒ si presentano in grandi aggregati politico-sociali: società, stati, comunità etniche
La complessità aumenta necessariamente passando dal livello micro al livello macro,  perché aumentano sia il numero di persone coinvolte dalla situazione problematica sia agli interessi in gioco,  quindi quando parliamo di gestione dei  conflitti a livelli micro, medio e macro parliamo di tipi di gestione diversa.
La teoria paretiana dell’azione che è descritta da obiettivi. Che a livello micro hanno dimensioni  personali  e sono  influenzati  dalle derivazioni e perseguita attraverso mezzi cognitivi detti residui è stata re-interpretata da Popper a livello macro. con la teoria dei 3 mondi.
Anche per K. Popper.(Vienna 28 luglio 1902- Londra 17settembre1994) è impossibile ricavare e definire leggi universali del divenire storico, ogni fenomeno storico-sociale è conseguenza imprevista delle azioni di singoli individui. Sono astratti tutti i concetti che trascendono le azioni individuali. La  sua teoria  dei  tre  mondi  si fonda sull'idea che esista una relazione circolare in cui l’esperienza del soggetto,  attraverso  le  sue  strutture  cerebrali,  si  innerva con  tutto l'ambiente reale e simbolico in cui è inserito, ambiente caratterizzato da un    oggetti  sociali, più o meno complessi e da significati, contenuti simbolici.
Gli  esseri viventi sono corpi materiali. Come tutti i corpi materiali sono
dei  processi;  e….  sistemi  aperti  di  molecole:  sistemi  che  scambiano  alcune
loro  parti  costitutive  con  il  loro  ambiente.  Esse  appartengono all’universo  delle  entità  fisiche  o  stati  di  cose  fisiche  o  stati fisici”. “(citazione da testo riportato in bibliografia)
Questa  descrizione  corrisponde a quella del mondo 1, accanto  a  questo  mondo  1 è sorto  un  mondo  2  costituito dal l’insieme  degli  eventi  psicologici  e  spirituali . Popper però teorizza anche l’esistenza del mondo 3 costituito dai prodotti della mente umana, come i racconti, i miti esplicativi, gli strumenti,  le  teorie  scientifiche, le istituzioni sociali e le opere d’arte. Il mondo 3 potrebbe rappresentare il mondo delle ideazioni umane  esternalizzate..
La  sua teoria  dei  tre mondi: mondo fisico; mondo degli stati mentali e mondo dei contenuti di pensiero, ha influenzato il pensiero sociologico. Tra questi pensatori il sociologo J.Habermas ((Dusseldorff18 giugno 1929) ha teorizzato la presenza di tre mondi
- il mondo degli eventi, reale
- il mondo delle regole o sociale
- il mondo soggettivo, di chi parla.
ed ha ipotizzato che per ognuno di questi mondi sia possibile  uno specifico modo di agire.
Nel mondo uno, degli eventi, si agisce in modo teleologico, prevale l'aspetto tecnico.
Al mondo due, si  agisce seguendo le norme, prevale la regolarità delle regole sociali;nel mondo tre si agisce in modo drammaturgico, in questo mondo prevale la verità soggettiva.
Un esempio del primo tipo è costruire un manufatto definito
Un esempio del secondo tipo è il codice della strada: è più pratico sottomettersi all’autorità di un sistema di regole, che negoziare ad ogni incrocio i diritti di precedenza con le auto provenienti dalle altre strade.
Un esempio del terzo tipo è il ruolo  professionale, che si svolge in modo personale.
Le opere degli uomini come progetto e realizzazione sono elaborati nel terzo mondo, mantenuti grazie al perseverare del secondo, utilizzando il primo come materia base, così un aeroplano é un prodotto dell'ingegnosità e della volontà del pensiero dell'uomo che ha saputo utilizzare le risorse a sua disposizione.
La mediazione è un tipico esempio di azione non logica paretiana infatti la soluzione concordata, dalle parti, ò quella  che più le soddisfa e non necessariamente  quella più logica o oggettiva estendibile ad altre situazioni simili. Si tratta di un’azione non logica  perché l’oggetto della lite è costituito da componenti soggettive, i punti di vista di ciascuna parte,  componenti indispensabili  se mancano non si può trovare la soluzione condivisa.

RESIDUI E DERIVAZIONI.
Ma l'origine di queste idee è da ricercare in Pareto, secondo questo grande scienziato sociale,  osteggiato da molte scuole sociologiche europee,  l’equilibrio è influenzato da due fattori  che Pareto chiama  residui e derivazioni.
I residui sono gli indicatori delle motivazioni psichiche responsabili di generare i sentimenti e le fughe irrazionali.
Le derivazioni sono delle costruzioni mentale fittizie che servono per spiegare  l’agire razionale di ciascuno.
I residui rappresentano la parte costante dell’agire, le derivazioni la parte  variabile che tiene conto delle condizioni del contesto in cui si opera.
I residui sono divisi in sei classi con ulteriori suddivisioni interne:

1- “istinto delle combinazioni” – indica la tendenza da parte dell’uomo di fare accostamenti.  E’ molto importante perché è quello che spinge gli uomini a riunirsi ed è quindi fondamento della civiltà stessa  ed è anche quello che induce gli uomini a dare spiegazioni logiche dei fenomeni attraverso connessioni causali non verificate ne’verificabili;

2-“persistenza in aggregato” – essa fa si che gli uomini, una volta formatasi una combinazione, tendano ad attribuire ad essa una certa stabilità (es. le relazioni di classi sociali);

3-“bisogno di manifestare con atti esterni i sentimenti” – un esempio è l’esigenza di esprimere con attività esterne i sentimenti religiosi (esteriorità dei culti);

4- “residui in relazione con la società” – alla sua base sta l’impulso a vivere in società (es: altruismo, gerarchia, solidarietà);

5-“dell’integrità dell’individuo e delle sue dipendenze” – ad esempio, il senso della  proprietà;

6-“residuo sessuale” – che non coincide con l’impulso sessuale ma con i sentimenti  a esso connessi.

Le derivazioni.

1- affermazione – che sussiste per virtù propria;
2- autorità – si ha quando si assume come prova di verità la fonte pseudo autorevole da cui giunge l’affermazione;
3- accordo con sentimenti e principi – che spesso si intreccia con quelle delle prime due classi (es.: una cosa è vera perché trova consenso; tutti credono in Dio quindi Dio esiste);
4- prove verbali – Pareto porta l’esempio della retorica, delle ambiguità proprie di alcune parole spesso usate per costruire discorsi pseudoscientifici.

LA TEORIA PARETIANA PER LA MEDIAZIONE
Con la teoria di Pareto  si esplicita  la complessità  delle relazioni  di mediazione : relazioni intra personali e relazioni interpersonali. tra residui e derivazioni, se A e B sono le parti in mediazione si possono osservare  le seguenti relazioni quella  tra le derivazioni e i residui di A:, quella tra i residui e le derivazioni di B che evidenziano il tipo e la qualità di  informazioni che sviluppano A e B, sono perciò relazioni interne alle parti e le relazioni tra  A e B che riguardano  residui e derivazioni  tra le  parti e sono relazioni esterne

Se A e B sono le parti in mediazione sono possibili le seguenti relazioni:.

Res. A   Der. A        Res. B Der.B       o Relazioni endogene intrapersonali sono 4
e
Res.A Res.B      Res. A Der,B
Res.B Der.A      Der. A  Der. B         o  Relazioni esogene  interpersonali sono 8
In totale 12   combinazioni
Il sistema della comunicazione è complesso  infatti A  può iniziare  con una qualsiasi delle relazioni  e B rispondere  on modo simmetrico, stessa relazione o in altro modo. 
Lo schema a matrici   semplifica  la spiegazione:
Per  le relazioni  endogene si ha:

Der A¯ Res A®
liv.basso
liv alto
liv.basso
1
3
liv.alto
2
4
liv.=livello

1  non c’è relazione tra motivazioni e calcoli argomentativi A  dà fiato alla bocca
2  le argomentazioni  sono  superiori  alle motivazioni  che spingono  ad agire
3    i sentimenti la parte che è influenzata dal contesto  prevale  sulla componente  oggettiva delle argomentazioni e del calcolo.
4  è il punto di equilibrio quello dove  le due componenti convergono 

Le stesse considerazioni valgono per B.
Per le relazioni  esogene cambiano le combinazioni ma lo schema è identico ad es,.:

Der A¯ Res B®
liv.basso
liv alto
liv.basso
1
3
liv.alto
2
4
liv.=livello

1 A ha scarsa propensione a fare un’azione comune con B e B ha scarsi  mezzi per valutare questa situazione, questa è una situazione di blocco.
2 La relazione è controllata dalla forte componente istintuale di A. questa relazione è in tentativo  di seduzione, da parte di A verso B .
3 la relazione è determinata dalle argomentazioni di B, ragionamenti che non coinvolgono A, questo è un tentativo manipolativa di B.è una relazione  tipo master slave
4 Questa è la situazione di  equilibrio, B propone una soluzione,argomentandola e A si sente  rasserenato.

Res A¯ Res B®
liv.basso
liv alto
liv.basso
1
3
liv.alto
2
4
liv.=livello
1. Entrambi i soggetti non esprimono  emozioni nell’agire, caso assolutamente teorico
2  B è coinvolto  troppo cerca a tutti i costi una relazione con A
3  simile a  2 con parti rovesciate.
4  A e B cercano di costruire tra loro  la concordia per agire.
Ragionamenti analoghi di possono fare per le altre combinazioni.
La relazione  derivazione alta A   derivazione alta B  porta alla soluzione alla scelta razionale concordata.
La relazione residuo alto A residuo alto B  ad aumentare le  alternative..

Per coglier meglio le considerazioni  paretiane sulle precedenti situazioni  di  equilibrio,
 si  utilizzano alcuni  concetti  dell'algebra booleana in particolare il concetto  di funzione AND  e quella di funzione  OR.
La finzione  AND è quella che ipotizza che ci sia  un risultato output =1
, cioè una situazione di equilibrio, se  e solo se  tutte le variabili che lo determinano sono  presenti input=1
La funzione OR ipotizza che si ha un risultato output=1 anche se è presente solo una variabile tra quelle che determinano il risultato
Usando lo schema della matrice: a due cariabili es A=Tizio  B)=Caio  si ha:

Funzione  AND

Var.A        Var. B.
0
1
0
0
0
1
0
1

Var.A        Var.B
0
1
0
0
1
1
1
1

La funzione AND  spiega l'accordo ideale  che si può raggiungere se si apre il canale comunicativo Derivazione A  Derivazione B  , in questo caso la soddisfazione sia di A che di B sono 1 quindi si è concordato  un criterio valutazione, cioè per dirla alla Pareto  si e raggiunto un buono livello di  ofelimità.

La funzione OR spiega  come allargare le alternative, si hanno soluzione condivise , quelle che valgono 1, situazione A=1, B=1,  sia che entrambi convergano su un repertorio di preferenze sia  che queste preferenze siano  suggerite da A” e siano  considerate neutrali  per B , situazione  A=1  B=0 o siano suggerite da B, situazione  B=1, A =0.
La  funzione  OR non può rappresentare Il modello teorico della soluzione di una mediazione perché  ammette    anche soluzioni inique  infatti si ha 1 anche  se  una delle due parti è 0, cioè non concorda sulla soluzione l’ccetta in modo passivo, è la situaazione di prevaricazione di una delle parti.


Carlo  Baratta 

BIBLIOGRAFIA; 
Giovanni Busino  Guida a Pareto   Rizzoli 1975
Wilfredo  Pareto Trattato di sociologia generale UTET 1988
K.  R.  Popper,  J.  C.  Eccles,  L’io  e  il  suo  cervello.  Materia,  coscienza  e cultura, tr. it. Armando editore, Roma 1981,
Howard Beckett   Trucchi del mestiere, Come fare ricerca sociale Il Mulino  2007
TiziN Lippiello  Il confucianesimo                         Il Mulino  2009
Maria Grazia Mistro  La nuova mediazione civile e commerciale   Il Mulino 2010
Giovanni  Negri La nuova mediazione  Il Sole 24 ore  25 Sett.  2013
Francesco Bottacini  Appunti di Logica matematica  http://www.math.unipd.it/~bottacin/books/logica.pdf

AVVISO. Il testo riportato è quello inviato in Redazione dall'Autore, il quale è l'unico responsabile dei contenuti e della paternità dello scritto.

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